608[1]

 

Incantesimo

 

 Sembrava un sogno, un incantesimo

d’una vecchia fata un po’ assopita:

si svegliò a un tratto e mi vide intenta

a seguire un pensiero d’amore;

mi sorrise e mi disse: – attenta!,

la tua ora incantata è vicina –

e mi toccò lieve con la sua verghina.

E d’un tatto tutto diventò realtà:

giardini, musica e un volto

prima indistinto, ridente, mi appariva ovunque,

sembrava cercarmi, ed io gli chiesi:

–   può mostrarmi la strada per un dolce svago? –

Rispose pronto, d’impeto: – l’accompagno dunque –

La musica sembrava cullare quel sogno

Ma la realtà si faceva strada adagio:

fuori la notte quieta … e noi due

mano nella mano: poi fu il primo bacio,

incerto, un po’ incredulo ancora il mio

ma il suo era fatto di fuoco!

Gli dissi in tono dolce e fioco:

– attento, con la gioia ci si può far male! –

Sorrise con quel suo sguardo

chiaro fra ciglia chiare

e mi sembrò di vedere un mare

azzurro fra palme d’oro.

Mi lasciai guidare senza più timori

né timidezze né finzioni,

sempre mano nella mano.

E fu l’amore… meraviglioso, intenso,

esplodeva come un fuoco d’artificio

e illuminava tutto!

Io mi rispecchiai nei suoi occhi

del color del cielo

e dissi: – se lo vuoi tu, lo voglio anch’io –

e nel cielo dei suoi occhi mi persi…

Fine dell’incantesimo

 

 Ma fu molto breve il dolce oblio:

la fata buona, di nuovo assopita

mi avea dimenticata,

e quando l’ombra calò sulla mia vita

io fui ancora sola…e sperduta.

 

Serenità perduta

 

 Dove sei serenità perduta?

Sacrificata all’amore ti sei dileguata;

sono rimasti brandelli di felicità

pieni di ansie, le vecchie ansie dimenticate,

che ora fanno più male

perché il cuore è più stanco.

 

Nina Sforza