VERONICA LEANDRI  – Terza  B – Istituto comprensivo Salvo D’Acquisto – Gazzera – Mestre

I nonni sono dei bravi ingegneri, sono in grado di gettare un ponte che va dalle loro memorie, magari un po’ offuscate dall’età, a un domani ancora da costruire interpretato dalle nuove generazioni.

Certo, l’immagine che noi abbiamo di una persona anziana è quella dai capelli candidi, seduta su una sedia a dondolo mentre racconta una storia circondata da bambini adoranti che pendono dalle sue labbra, ma questo pregiudizio dovrebbe finire. Ora, al suo posto, c’è un nonno attivo, tecnologico, che non solo ama raccontare le sue esperienze ma anche farne di nuove. Questa cosa mi è stata confermata quando abbiamo incontrato con la scuola delle persone che fanno parte di un’associazione di anziani. Loro, pur essendo anche ottantenni, erano arzilli e molto simpatici. La cosa che mi ha sorpresa è stato il fatto che s’interessano di musica, di tecnologia, le stesse cose che  piacciono a noi. Hanno anche un blog! Ma la cosa che mi ha incantata sono stati i loro racconti. Rino, il signore che mi era stato assegnato assieme al mio gruppo, parlava della sua infanzia, durante il periodo della seconda guerra mondiale, e ci ha fatto compiere un salto a ritroso, in un mondo mai visto, fatto di paura e di sapersi accontentare delle piccole gioie che ogni tanto si avevano, un mondo che non viene descritto nei libri di storia. Ci ha fatto capire che noi dovremmo essere più che felici di vivere una vita così agiata. Dal racconto di Rino è anche emersa la presunzione che abbiamo noi giovani di sapere tutto. Beh, noi in realtà non sappiamo niente. Non riusciamo nemmeno ad immaginare come dev’essere crescere in mezzo ad una guerra, anzi non ci proviamo neanche, eppure ci sono bambini che sono ancora oggi in questa situazione.

Anche le amicizie che si avevano una volta erano diverse da quelle odierne, allora un amico era come un fratello, mentre i nostri a volte li consideriamo senza importanza, come se fossero cose superficiali, come se non avessimo bisogno di loro. Saremo pure avanzati con la tecnologia, ma tanti valori del passato sono andati perduti.

Verso la fine dell’incontro io e i miei compagni di gruppo abbiamo dato la nostra e-mail a Rino, ben felice di averci conosciuto. Lui non ha avuto né figli né nipoti e quindi non aveva mai avuto la possibilità di fare il nonno, ma con noi, anche se solo per qualche ora, ha avuto l’occasione di provarci. Sarebbe bello rimanere in contatto con le persone che ci hanno accolto, perché sarebbe una cosa piacevole per entrambe le parti. Loro si sentirebbero un po’ più integrati dalla nostra generazione e noi ci divertiremmo molto ad ascoltare ancora le loro storie.