STORIA ED ESPERIENZE DI VITA QUOTIDIANA DI UNA NORMALE FAMIGLIA ITALIANA

Non avrei saputo cosa scrivere, quando, in una recente visita al cimitero di Arona dove riposano i genitori, incontrai Andrea, mio figlio, che stava raccontando ai suoi cinque figli i ricordi della vita trascorsa con le nonne: le nonne che ci avevano lasciato da circa trent’anni. Chiesi stupito come mai aveva portato i ragazzi al cimitero? Risposta: “La nonna Lina (mia suocera) mi raccontava tante storie e faceva delle buonissime crostate; la nonna Resi era meravigliosa perché amava la vita“.

Fui molto colpito da queste parole che mi fecero comprendere quanto fosse stata forte ed importante la presenza di queste nonne nella nostra famiglia. Fui sopraffatto da un’ondata di ricordi e capii come l’esistenza dei nonni nella nostra vita quotidiana sia stata basilare anche per i nostri due figli

Ora so cosa scrivere sicuro di non essere fuori tema. Basta incominciare dal principio.

A quel tempo, erano gli anni ’50, nel quartiere avevo molti amici e alla fine del mio servizio militare ritrovai la compagnia allargata: c’erano anche diverse ragazze. La sera ci si ritrovava a casa di qualcuno per decidere che fare. Eravamo tutti appassionati della montagna quindi e quando era possibile si andava a sciare. Altrimenti qualche serata al cinema e spesso si discuteva di motori, calcio, di musica, di viaggi (che erano nei miei sogni) ed ognuno proponeva le sue preferenze. I punti di vista erano molto diversi e questo permetteva discussioni interessanti. Erano passati due anni dal mio ultimo viaggio solitario a Parigi e ne avevo parlato più volte ai miei amici, così decisi che era tempo di vedere Vienna.

Avrei dovuto andare da solo. quindi una sera raccontai agli amici le mie intenzioni e così, quasi per scherzo, chiesi se qualcuno voleva unirsi a me. Ci furono risposte del tipo “mi piacerebbe venire ma non posso” oppure non ho le ferie. Una delle ragazze mi disse che aveva finito gli esami e che quindi le sarebbe piaciuto vedere l’Austria, naturalmente col permesso de suoi genitori. Altrettanto naturalmente la madre della ragazza disse subito di no, era impensabile che una ragazza andasse in giro per il mondo da sola con un ragazzo. Eravamo amici e avevamo 24 anni, quella sfiducia non più di moda, indusse Rosangela (così si chiamava la ragazza) ad insistere tanto che la madre cedette a patto che con noi ci fosse un “chaperon”. Che cos’era? Nel dizionario Gabrielli trovai: “ chaperon = Donna di una certa età, che un tempo fungeva da dama di compagnia alle ragazze della buona società e ne controllava i contatti con il mondo maschile”.

Sarebbe stata una situazione abbastanza ridicola se non fosse stata la scusa per impedire il viaggio della ragazza. Mentre raccontavo queste cose a mia mamma mi venne un’idea, sarebbe stata lei il “chaperon”.

Bisogna sapere che mia mamma, che è stata fino a 16 anni un fedele suddito di S. M. l’Imperatore Francesco Giuseppe, e che nel 1914 a causa della guerra dovette lasciare il collegio che frequentava a Graz, fu felicissima dell’idea e noi altrettanto: avevamo superato un ostacolo che sembrava impossibile, abbiamo fatto la felicità di mia madre ed avevamo l’interprete.

Fu un viaggio molto interessante, un paio di giorni a Innsbruck, due giorni a Salisburgo quindi a Vienna. Abbiamo cercato di vedere il più possibile godendo di tutto quello che l’Austria, a quel tempo a buon prezzo, poteva dare. Vienna era ed è tutt’ora una città allegra con tanta musica ed ottimi ristoranti con importantissimi luoghi storici. Abbiamo visitato velocemente il Palazzo di Schonbrunn, i Giardini ed il Palazzo Belvedere, il Duomo di Santo Stefano senza dimenticare la Ruota panoramica del Prater e, quale valore aggiunto, la gioia e l’emozione di mia madre, parlava con tutti e quando doveva chiedere un’informazione il difficile era proseguire, lei doveva spiegare a tutti quanto era felice di essere ritornata in Austria dopo 40 anni.

Arrivati a casa tutto tornò come prima, il lavoro, le serate con gli amici mentre Rosangela riprese i suoi studi a Pavia perciò la sua partecipazione ai nostri incontri si fece piuttosto rara.

Come ho già detto eravamo tutti appassionati della montagna quindi quando era possibile approfittavamo di qualche ponte per le passeggiate più impegnative. Allora dal rifugio mandavo qualche cartolina ironica a quella povera ragazza che era costretta a restare a casa per studiare.

Ci volle più di un anno per scoprire che io e Rosangela avevamo gli stessi gusti e molte cose in comune sia per quello che riguardava il divertimento, cinema, teatro e la lettura (arrivavano i primi esempi di letteratura americana) ma la passione per i viaggi ci faceva più sognare. Sembra incredibile ma dovette passare altro tempo prima che mi accorgessi che era meglio andare a passeggio con Rosangela che stare con gli amici.

Occorreva un forte anticipo per ottenere un mutuo per una casa. Passarono altri 4 anni per trovare un lavoro sicuro, fare economia ed alla fine il matrimonio.

Per circa due anni la domenica e nelle feste comandate eravamo, a turno, invitati a pranzo dai nostri genitori. Nacque Paola, mia mamma veniva da noi a curare la bambina in quanto Rosangela prestava servizio, come tirocinante, all’Ospedale dei Bambini con l’intento di ottenere la specializzazione in Pediatria.

Dopo quattro anni arriva Andrea, la casa era piccola e l’aria di Milano non era delle migliori così decidemmo di andare a vivere ad Arona. Per più di un anno Rosangela e Paola avevano impegni a Milano perciò mia mamma andava alla stazione prendeva la piccola che aveva 5 anni l’accompagnava all’asilo inglese, poi nel pomeriggio in piscina per il corso di nuoto. Mia suocera, che da tempo aveva problemi cardiaci, doveva ricorrere all’uso dell’ossigeno per difficoltà respiratorie, aveva la necessità di vivere in un ambiente con l’aria più pulita e con temperature meno torride d’estate perciò si trasferì ad Arona non appena si rese disponibile un appartamento al nostro piano.

Fino a quando Andrea era piccolo mia mamma faceva la spola tra Milano ed Arona poi, quando incominciò a frequentare la scuola. i nonni venivano a trovarci alla domenica.

Mia suocera, che ad Arona era riuscita vivere meglio, si muoveva poco ma ospitava i ragazzi a pranzo quando ritornavano dalla scuola.

Dopo qualche tempo mio padre, il più giovane dei nonni all’eta di 72 anni ci lasciò e mia mamma non volle sapere di venire ad abitare presso di noi, ci vollero sei mesi di insistenze ed un’abitazione tutta per lei per convincerla, non poteva rinunciare alla sua libertà.

Passarono diversi anni i ragazzi frequentavano l’università ed i nonni, ormai ultra ottantenni uno dopo l’altro, nel giro di un anno, ci lasciarono. E’ stato un periodo molto triste sopratutto per i ragazzi in quanto per loro i nonni non avevano età.

Roba da Guinness dei Primati, queste due Signore di diversa estrazione ambientale che non si conoscevano nemmeno, hanno iniziato il loro compito di suocera e nonna ben due anni prima che i loro figli si accorgessero che stavano bene assieme.

Grazie nonne per il vostro intuito, probabilmente le mamme sanno leggere quello che c’è nel cuore dei propri figli e figlie con qualche anno di anticipo.

Grazie anche per il dono fatto ai nipoti con i loro racconti e con il loro straordinario esempio di vita

Ivan