Giorni fa mi sono recata in un ufficio per un documento, faceva la fila con me un signore anziano, molto distinto e parecchio avanti negli anni. Alla fermata dell’autobus di ritorno lo rivedo, impegnato in una telefonata talmente infuriato che stava andando oltre. Lo raggiungo e delicatamente le faccio cenno che ha già passato il cartello della fermata.
Chiude il cellulare e ringraziandomi cominciamo a parlare, l’argomento lo porta a raccontarmi parte della sua vita e scopro che ha 93 anni con una forte personalità ed è ancora in piena forma nonostante la sua travagliata vita. E’ stato un partigiano impegnato e spericolato, ha avuto due condanne a morte, è stato mandato in campo di concentramento ed è miracolosamente sopravvissuto nonostante più volte sia stato in punto di morte, l’ultima volta è stato contagiato da tifo petecchiale.

( trasmesso dal Pediculus humanus capitis Durante la Seconda guerra mondiale, a causa delle inimmaginabili condizioni igieniche dei campi di concentramento della Germania nazista, i deportati furono funestati da ripetute ondate di tifo epidemico che causarono la morte di migliaia di persone. Celebre è il caso di Anna Frank e della sorella Margot, che morirono di questa malattia nel campo di Bergen Belsen) (Scusate la precisazione, mi sembrava doverosa per farvi capire la gravità della cosa.)

Aveva ormai le ore contate, ma l’improvviso arrivo degli americani e il tempestivo ricovero in uno dei loro ospedali è stato ancora una volta salvato con iniezioni di penicillina, farmaco in Italia ancora sconosciuto.
Le ho chiesto il segreto della sua longevità, mi ha risposto:” La Fortuna!”
E’ sceso arzillo dall’autobus e si è avviato con passo deciso verso la stazione, soro rimasta sbalordita. Un suo ricordo: “Mi ha fatto una paterna carezza sul viso”

E’ sceso arzillo dall’autobus e si è avviato con passo deciso verso la stazione, soro rimasta sbalordita. Un suo ricordo: “mi ha fatto una paterna carezza sul viso.
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