Trama [ Da Wilipedia ]
Melvin Udall è un affermato scrittore di romanzi rosa che vive a New York; soffre di disturbo ossessivo-compulsivo, offende e umilia costantemente gli altri a causa del suo pessimo carattere, è un misantropo razzista e detesta neri, gay, ebrei, vecchiette e cani. Simon, il suo vicino di casa gay, è un pittore che subisce un’aggressione in casa. Per pagare l’assistenza sanitaria dilapida tutto il suo patrimonio e, durante la convalescenza, è costretto ad affidare il suo amato cagnolino Verdell a Melvin. Carol è una ragazza single, madre di un bambino debolissimo di salute, che fa la cameriera in un locale dove Melvin va a mangiare ogni giorno portandosi dietro posate di plastica per paura dei germi.
Un giorno Carol è costretta a rinunciare al lavoro per assistere suo figlio in malattia, ma questo fatto stravolge le abitudini di Melvin. Per risolvere il problema, lo scrittore invia a casa di Carol il suo medico personale con l’ordine di non badare a spese e fare tutto il possibile per far guarire il bambino in modo che Carol possa tornare a servirgli il pranzo e a sopportare le sue cattiverie. Intanto Simon, ridotto sul lastrico, cade in uno stato depressivo che gli impedisce persino di dipingere. Melvin diventa una presenza ricorrente nella sua vita, essendosi affezionato al cagnolino Verdell, che era stato obbligato a tenere mentre Simon era in ospedale. I due alternano scontri e momenti di confidenza.
Simon, convinto dall’amico gallerista Frank ad andare dai suoi genitori a Baltimora, per chiedere loro il denaro che gli occorre, si ritrova ad avere per compagni di viaggio Melvin e Carol. Melvin si prepara meticolosamente ad affascinare Carol approfittando del viaggio, ma non riesce a vincere la sua radicata ritrosia a lasciarsi andare, diventando perfino geloso dell’amicizia tra Carol e Simon.
Al rientro a New York, Carol dice chiaro e tondo che non vuole più dover sopportare Melvin. Ma Simon, che è riuscito a ritrovare l’ispirazione proprio grazie a Carol, sprona l’amico a reagire. Melvin si rende conto di come la presenza di Carol lo stia aiutando a vincere le sue ossessioni e riesce finalmente a confessare a Carol il suo amore per lei.
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Questo film si presenta come una commedia, ci strappa anche qualche sorriso, ma a mio parere tocca argomenti piuttosto importanti.
Incontriamo uno scrittore maniaco, scontroso, antipatico, egoista, insensibile, razzista ecc., ma la vita è una grande insegante (come personalmente ho potuto costatare più volte) e gli proporrà, a sua insaputa, le occasioni per cambiare.
La prima è il dover, seppure forzatamente, badare ad un cagnolino. L’inizio è quasi drammatico, ma lentamente comincerà ad affezionarsi così tanto che quando dovrà restituirlo ne soffrirà sino a giungere quasi a versare qualche lacrima.
La cosa può sembrare esagerata, ma chi non si addolcisce davanti a certe espressioni degli occhi di certi cani o di certi gatti? Soprattutto se sono cuccioli. Personalmente ho sempre avuto un gattino/a e mi hanno sempre dato tanto, a volte mi sono stupita di come sapevano capire i miei momenti tristi e starmi particolarmente vicino/a con qualche coccola, fusa ed altro aiutandomi a cambiare il mio umore
Chi possiede un animaletto può capirmi.
Da bravo scapolo non cucina e frequenta sempre lo stesso ristorante; a causa dei suoi bizzarri capricci non riesce a mangiare se non è servito sempre dalla stessa cameriera. Ed ecco la seconda occasione: L’incontro con questa donna sarà la seconda occasione che la vita gli proporrà. Sino a comprendere che veramente si può cambiare e diventare più umano.
Il film sembra una favola, ma alzi la mano chi, girandosi indietro e guardando il proprio passato non ha fatto qualche incontro, o vissuto qualche esperienza particolare così importante da cambiare il proprio modo di essere.
Un’altra riflessione importante, che il regista propone è l’omosessualità. A mio parere, troppo è stata discriminata, perseguitata e derisa. Evitando la retorica, mi sento solo di esprimermi con delle parole di Papa Francesco: “Chi sono io per giudicare! “