il Mattino di Padova / Cronaca / Rischio sismico a Padova: «Tre case su quattro potrebbero crollare»di Elvira Scigliano

PADOVA. Non bastava sapere che 7 mila case in città sono vuote e che al 75% dei fabbricati, vecchi di 30 anni, urgerebbe una sana ristrutturazione. Adesso l’Ordine degli ingegneri di Padova mette in guardia dal fatto che buona parte di quelle case è fuorilegge per la sicurezza sismica. Né va meglio ai capannoni industriali: quelli costruiti prima del 2003, dunque molto prima che fosse in vigore la normativa sulla sicurezza sismica del 2010 e molto prima che Padova fosse giudicata a rischio terremoti, precisamente tra la terza e la quarta fascia di rischio, sono a rischio crollo. In linea con la Regione, visto che «la stima del costo necessario per mettere in sicurezza sismica le case del Veneto è di 7.284.932.221 euro», ricorda Giorgio Simioni, presidente dell’Ordine degli ingegneri padovano.

Poco prima delle elezioni gli ingegneri del Veneto avevano incontrato i candidati dei diversi partiti per parlare della messa in sicurezza sismica e idrogeologica delle abitazioni e dei territori. Allora, come riferisce Simioni, i professionisti avevano ricordato che «altri 2.099.942.406 euro sono la stima dei costi necessari in Veneto per mettere in sicurezza il territorio dal rischio idrogeologico: una cifra che interessa 327 comuni e 245.672 abitazioni esposte con un costo medio per Comune di 6.030.454 euro. I costi per Padova si aggirerebbe intorno a 395.430.000 euro e 1.371.765.500 euro per la messa in sicurezza sismica. Questa è una stima percentuale sulla base della popolazione, ma è una valutazione decisamente grossolana dei costi». In quanto uno studio approfondito non è ancora stato fatto.

Simioni avverte, «è necessario superare il grande tabù della demolizione-ricostruzione». Di chi è la colpa? «Spesso si dimentica uno dei soggetti (oltre a impresari e costruttori) di questa sciagurata fase degli ultimi cinque anni», aggiunge il presidente dell’Ordine, «il pubblico che ha dato con faciloneria le concessioni edilizie nella totale incapacità di una vasta pianificazione. La prima colpevole è la Provincia: si parla di Piani territoriali da 4-5 anni, dunque paghiamo l’improvvisazione delle pubbliche amministrazioni». A Padova? «La quasi totalità degli edifici post guerra ha delle difficoltà». La maglia nera va «all’Arcella fatta di tante casette dai confini quasi inesistenti che non tengono conto nemmeno delle distanze igienico-sanitarie (3 metri) e che sono un colabrodo energetico». Promossi Città Giardino e parte dei quartieri nuovi come Terranegra e Montà. Il sogno degli ingegneri sarebbe sostituire intere porzioni di territorio da demolire e ricostruire. Ma si accontenterebbero dell’opzione «agevolazioni economiche per i proprietari sia per adeguamenti energetici che sismici. Questo aiuterebbe a migliorare la qualità degli immobili e metterebbe in moto il mercato delle costruzioni».

01 marzo 2013