Da La Repubblica di oggi  :    15 Maggio 2010

La confessione del motore di ricerca: “I nostri veicoli hanno intercettato per errore frammenti di comunicazioni su reti wireless non protette”. L’attività è proseguita per oltre tre anni

PER OLTRE tre anni, le occhiute automobili che Google manda in giro per fotografare le strade del mondo e renderle visibili a tutti su internet hanno condotto inavvertitamente un’attività collaterale che ora potrebbe costare caro all’azienda di Mountain View: i sensori delle Google-mobili hanno preso minuziosamente nota del nome e dell’indirizzo di tutti i modem wi-fi che incontravano sul loro percorso. E, nel fare questo, hanno anche intercettato e memorizzato (per errore) pezzi di comunicazioni non criptate che venivano scambiate attraverso questi dispositivi.   E’ stata la stessa Google ad ammettere quest’attività. In un post sul suo blog 1, la società ha spiegato che la raccolta e la memorizzazione di queste informazioni sono avvenute per sbaglio, e che i dati archiviati non sono mai stati usati e verranno cancellati. Ciò nonostante, si tratta di un nuovo duro colpo all’immagine della società su un fronte particolarmente sensibile come quello della privacy. Poche settimane fa, il motore di ricercaera finito sul banco degli imputati 2 per la gestione disinvolta dei dati degli utenti nel social network Buzz.

L’ammissione di Google è arrivata dopo le proteste del garante per la privacy tedesco, Peter Schaar, che si era detto “orripilato” apprendendo che il motore di ricerca registra i dati identificativi delle apparecchiature wi-fi che incontra sul suo percorso. La società di Mountain View aveva inizialmente respinto al mittente ogni accusa, affermando che rilevazioni di quel tipo sono compiute da altre società e non hanno nulla di illegale, visto che l’indirizzo e il nome di una rete wireless sono dati pubblici individuabili da chiunque. A un mese di distanza, però, la compagnia è dovuta tornare precipitosamente sui suoi passi, confessando che la raccolta di dati effettuata dalle sue automobili era andata ben oltre le intenzioni.
“Avevamo detto che non registriamo nessuna informazione inviata sulle reti wi-fi”, ha scritto Alan Eustace, senior vicepresident engineering & research di Google. “Ma adesso è chiaro che abbiamo raccolto per errore pezzi di comunicazioni inviate attraverso network non protetti da password”. Google ha chiarito che si tratta di frammenti intercettati durante il transito, per sbaglio e per poche frazioni di secondo. Ma l’ammissione getta un alone inquietante sull’attenzione che il motore di ricerca riserva ai dati degli utenti.
Secondo il New York Times, negli Stati Uniti Google potrebbe essere addirittura incriminato per violazione delle leggi sulle intercettazioni. Ma mentre immaginare serie conseguenze legali sembra al momento improbabile, è il danno di immagine che potrebbe fare più male alla compagnia