I miei genitori  nel dopoguerra  vivevano in un paese della provincia di Padova. Mio padre Titta era stato in guerra e ne era tornato provato e stanco. Non  c’era più traccia in lui del bel ragazzo che era stato: ora era grasso  e  stempiato. Mia madre Teresa  era ancora una bella donna: alta e slanciata, dal seno prosperoso e dalle gambe lunghe e nervose. Lei lo aveva aspettato a lungo durante la guerra e ora entrambi vivevano nella grande e lussuosa casa paterna: una villa veneta con quadri antichi e specchi veneziani  alle pareti . Finalmente la nascita di una bimba piccola piccola venne ad allietare la loro vita. Era così esile che non le stava bene nessun capo del suo corredino da neonata, così fu infilata nella manica del pullover del papà. Era carina, ma così fragile che un soffio di vento poteva portarsela via. Così venni al mondo. Mi fu dato il nome di Carla in onore della nonna Carlotta, signora e padrona della villa paterna.