Come molti di voi anch’io sono nonno, di due (ovviamente bellissimi!) nipoti. di cinque anni e mezzo e di poco più di tre. Purtroppo vivono lontano, nel nord della Germania ad Amburgo.

Ciò nonostante, oltre a sentirci e vederci tramite WEB grazie a SKYPE, WhatsApp, ci incontriamo abbastanza spesso. Abbiamo trascorso assieme più di qualche periodo di vacanza al mare, in montagna sia d’estate che d’inverno ed anche in Grecia.

Almeno una volta o due all’anno vengono a trovarci a Padova, anche se per periodi, ahimè, troppo brevi.

Per contro noi nonni andiamo abbastanza spesso ad Amburgo, circa ogni mese/mese e mezzo.

Ultimamente, per vari motivi, non ci fermiano per più di sette/dieci giorni, ma in passato ci siamo fermati per periodi anche lunghi fino ad un mese ed anche più. In modo particolare all’inizio quando mia figlia si era appena trasferita ad Amburgo e dovevano organizzare la casa.

Uno dei nostri soggiorni più lunghi è stato in occasione dell’inserimento di Leonardo (il più grande) all’asilo nido, quando io ho svolto l’incarico di accompagnatore stando con lui al nido per un periodo sempre più lungo in un arco di tre settimane.

Quando andiamo a trovare i nipoti, mia moglie si dedica alla cucina ed alle spese ed io mi incarico di portare i bambini all’asilo o al nido (uso ancora questi termini che per me, ormai di un’altra epoca, vengono più naturali), di andarli a prendere e di portarli al parco giochi.

Durante questa mia attività di ‘nonno’ ho osservato una cosa. Mentre i bimbi erano al nido non ho mai visto qualche nonno o nonna che sia; ora sono tutti e due iscritti allo stesso asilo, tra l’altro molto bello ed organizzato, direi molto simile al Centro Infanzia del Civitas Vitae se non fosse per gli spazi più ridotti essendo ubicato in un quartiere molto abitato, ed anche all’asilo solo una volta ho visto una nonna portare un nipote ed un nonno andare a prenderne un altro.

 

 

Certo è un pò poco per teorizzare, io sono lassù saltuariamente, gli orari possono essere un pò diversi e così via, però anche al parco giochi di nonni, in modo particolare uomini, ne ho visti molto pochi, tanto che quando ci gioco con i miei nipoti, magari a nascondino o salendo io stesso sullo scivolo (tra l’altro a misura di bambino) vedo più di qualche mamma che sorride.

Non so se questo dipende dal fatto che Amburgo è una città molto dinamica ed in movimento per cui, magari, i pensionati, come sono in genere i nonni, vivono fuori città.

Però anche quando mia figlia ha vissuto a Copenhagen per quattro anni ho notato solo una volta una signora con i capelli bianchi che spingeva una carrozzina e questo mi è balzato agli occhi dato il notevole numero di bambini e di asili nonostante fossimo ben lungi da pensare ad eventuali nipoti.

 

 

Prendendo in considerazione i miei consuoceri che sono danesi, la nonna è molto ‘latina’, estroversa e  . . . chiacchierona. E’ molto affezionata ai nipoti e, anche adesso che ne ha quattro, ha una certa predilezione per il nostro Leonardo, che è stato il primo. Mio consuocero invece, probabilmente anche per il fatto che è al secondo matrimonio e tra prima moglie e secondo ha sette o otto nipoti di ambo i sessi sparsi tra Danimarca e Germania, è abbastanza . . . sostenuto. A lui basta la sua pipa, la sua birra seduto in giardino con il bel tempo o davanti al camino, qualche chiacchiera con gli amici e una o due crociera all’anno sempre con la stessa compagnia.

Non credo che il mio modo di essere nonno sia un’originalità. A parte mio fratello, con cui ci può essere un’affinità nel DNA, che anche mentre ancora lavorava, faceva il taxista per i due nipoti tra asilo, scuola, piscina o palestra, conosco vari altri nonni italiani affini a me.

Voglie citare ad esempio il caso di una mia amica ex compagna di liceo, che vive a Venezia ed ha una figlia che vive a Mestre e, alternandosi con l’altra nonna va un giorno sì un giorno no, a Mestre a fare la babysitter. Ora che le bimbe stanno crescendo con meno assiduità, però l’altro figlio le ha dato un altro nipote per cui il problema si ripresenta quasi negli termini. Come è facilmente immaginabile andare da Venezia-Centro Storico (tra l’altro la mia amica sta in un bellissimo posto sulla Riva degli Schiavoni con su S.Giorgio) a Mestre non è molto comodo: bisogna prendere il vaporetto e poi l’autobus. D’estate con i turisti e il caldo non è certo confortevole ed anche d’inverno con la pioggia o la nebbia non è molto comodo, ed anche lei ha ormai passato i  65.

Non credo di essere in grado di fare un’analisi approfondita, non ne ho i mezzo ne le capacità, ho solo delle impressioni.

Penso che questa differenza comportamentale che ho osservato tra noi mediterranei e i centro-nord europei probabilmente è dovuta a differenze culturali, storiche e sociali che si sono stratificate nel tempo.

Noi siamo mediterranei, latini e di formazione cattolica per cui la famiglia è una colonna portante della società, loro sono nord-europei di cultura luterana o calvinista in cui lo stato sociale è molto presente (vedi asili e welfare) e la famiglia è molto ‘fluida’.

Non so se le generazioni che verranno dopo di noi, che hanno viaggiato molto più di noi (la cosiddetta generazione Erasmus) che hanno intrecciato relazioni con giovani di altri paesi da cui magari sono nate coppie miste avranno una concezione della famiglia diversa dalla nostra.

 

 

Paolo