Milano ore 17,30; cala il sipario sulla importante corsa ciclistica internazionale dopo 21 giorni di gara e tre di riposo, corsa che meglio non avrebbe potuto onorare il 100° anno dalla sua nascita. Combattuta, incerta fino all’ultimo chilometro, seguita da un pubblico di giorno in giorno sempre più numeroso lungo le strade ed alla TV dove in alcune tappe si sono raggiunti picchi di ascolto superiori ai 3.600.000 di entusiasti spettatori. Dopo 3.580 chilometri e 90 ore di corsa, a 29,300 dalla Piazza del Duomo  dove si è  conclusa l’ultima breve tappa a cronometro (la partenza era  avvenuta all’interno dell’autodromo di Monza) quattro atleti  si giocano la prestigiosa definitiva maglia rosa destinata al vincitore del giro. I meglio piazzati sono: il colombiano Nairo   Quintana,  che veste il segno del primato, l’italiano Vincenzo Nibali già vincitore di due giri, l’olandese Tom Dumulen, ed il francese Thibot Pinot. Alla fine della  cronometro, il migliore tra i quattro risulta essere  Dumulen che   strappa per soli 31 secondi il primato a Quintana, secondo; terzo il nostro Nibali a 40 secondi, quarto il francese Pinot.

Che cosa ci lascia il giro del centenario: innanzitutto,  la storica prima vittoria di un olandese; poi, le prestazioni dei singoli atleti, al limite delle possibilità umane per aver corso a medie sempre molto alte; l’entusiasmo del foltissimo pubblico,  sempre presente sulla strada ad applaudire, a dimostrazione che il ciclismo  è uno sport amato da moltissimi in quanto impregnato di sudore, irto di fatica, sacrificio e pericolo che esalta le doti tecniche, umane, morali di molti giovani che diventano per questi motivi gli idoli di una grande fetta di persone, in Italia, in europa, nel mondo.

V.Spiezia