In questi giorni è finita la sessione autunnale dell’educazione stradale 2015/2016, attività a cui i Nonni del Cuore di Agorà partecipano a pieno titolo da quando è iniziata, alcuni anni fa. Ormai la metodologia è abbastanza consolidata ed i Nonni si sono piuttosto impratichiti. Quest’anno, però, ci sono alcune novità.Il coordinamento generale ed i rapporti con la Polizia Locale sono gestiti dalla Dr.ssa Bocchio.

La presentazione dell’attività ed il discorso introduttivo alle scolaresche, così come i rapporti con le insegnanti che accompagnano i bambini, dopo le prime giornate, non sono più tenuti da Giacomo Zaccaria, che quest’anno è impegnato in altre attività, ma da Silvia e Caterina, due ragazze giovani ed entusiaste, una del Museo del Giocattolo e l’altra dell’Associazione Sportiva, ed anche ……. di bel aspetto (cosa che nell’ambito del Civitas Vitae non è facile da riscontrare ma che, per qualcuno, può allietare la giornata), certo non hanno raggiunto il livello istrionico di Giacomo, che con il suo ‘teatro’ coinvolge molto i ragazzi (sforando speso i tempi) però possono migliorare.

Il coordinamento dei Nonni, in modo particolare per quanto riguarda la copertura delle assenze improvvise o dei recuperi, è gestito ‘ufficialmente’ da Antonetta Marino che si è dimostrata efficiente e disponibile, confermando l’idea che, almeno io, mi ero già fatto. Per quanto riguardo al servizio dei nonni, spesso è molto tranquillo, ci può essere qualche problema con le classi più piccole in cui c’è abbastanza spesso qualche bambino che ha problemi con la bici.

Qui la casistica è molto varia. Ci possono essere bambini immigrati, magari arrivati da poco in Italia, che non sono mai saliti su di una bici, ed i cui genitori non hanno le possibilità di comperare una bici da bambino, alcuni parlano e capiscono poco l’italiano e per comunicare bisogna ricorrere alla gestualità e/o all’esempio. A volte questi bambini immigrati sono molto caparbi, volitivi e pieni di entusiasmo ed alla fine delle due ore sono molto migliorati. Tra i vari casi che mi sono capitati ne cito uno: l’anno scorso un ragazzino cinese di sette o otto anni, da pochi anni in Italia, parlava e capiva poco l’italiano, ma si  impegnava con caparbietà. Parlando con le maestre sono vento a sapere che dopo la scuola e nei fine settimana aiutava i suoi a lavorare nel loro ‘laboratorio’.

Però ci sono anche bambini italiani che hanno problemi con la bici, e spesso in questi casi i problemi sono anche più complessi, in quanto a volta dipende proprio da una negazione fisica (mancanza di senso dell’equilibrio ecc.), a volte da problemi di famiglia. Famiglie troppo protettive, oppure che abitano in zone, anche belle e di prestigio, ma in cui non ci sono i parchi o i parchi sono vietati alle bici, oppure i genitori non hanno voglia di rompersi la schiena nei fine settimana per stare piegati sulle bici dei figli. A tal proposito, in uno dei miei primi servizi nel pistodromo, mi sono imbattuto in una ragazzina di terza che non sapeva andare in bici. La spiegazione era abbastanza semplice, il papà era morto due o tre anni prima e la mamma era iperprotettiva oltre che molto impegnata tra lavoro, casa e figlia.

Mi sono imbattuto anche in casi simpatici. L’attività all’interno del pistodromo è supervisionata da un paio di agenti della Polizia Locale, un paio di anni fa uno di questi agenti era un ragazzo di non più di 35 anni grande e grosso  che si è presentato tutto bardato con stivali (in quanto faceva parte della squadra motocicli), distintivi e cinturone con pistole e manette. Nel corso della mattinata si è creato n certo feeling tra questo ‘gendarme’ ed un ragazzino non molto sciolto, tanto che il ‘gendarme’ lo aiutava a stare sulla bici, ed era abbastanza comico vedere questo ragazzotto con tanto di pistola e stivali che correva sostenendo per la sella il bambino che, tra l’altro, era anche minuto.

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Paolo