Per l’oncologo Umberto Veronesi, sostenuto da antropologi, genetisti, psicologi e psichiatri, le nozioni di bene e male sono innate in tutti gli uomini: dai cromosomi deriverebbero la generosità verso i soggetti più deboli e inermi e perfino il riconoscimento dei diritti delle persone.
Con l’uomo, costituzionalmente buono, pacifico e portato alla convivenza civile si sarebbe giunti alla formazione di famiglie, clan, tribù e popoli e si sarebbe ricercata e mantenuta la pace.
Questa teoria della bontà innata, istintuale e involontaria della specie umana sembra non considerare, però, l’esistenza della conflittualità, e in senso più lato, del male.
Il Cristianesimo, quando comparve, introdusse un universalismo totale, fondato sul valore e la dignità di ogni essere umano e sui diritti fondamentali della persona si arrivò poi a fondare anche una nuova concezione del diritto e della politica.
San Tommaso dice che l’uomo non da un istinto involontario è spinto ad unirsi ai propri simili, ma dalla sua ragione naturale che gli consente di capire che la convivenza pacifica è preferibile al conflitto: criteri morali e socialità si confrontano di continuo in modo dialettico con altre spinte della natura umana, spesso distruttive, egoistiche e violente tenendo sempre viva l’eterna lotta tra male e bene.