23.10.2009

Il compimento del sessantesimo anno fa squillare sicuramente anche il campanello del non lontano arrivo della vecchiaia. Si comincia a parlare, pur controvoglia, dell’argomento e si programmano delle azioni per rimuoverla, o si decide di andarle incontro, pronti a sostenerne il peso o a sopportarla con equilibrio e ragionevolezza. Perché essa sorprendentemente – così dicono molti – può risultare addirittura dolce e piacevole: e allora si stabilisce che bisogna “fare qualcosa”! Solo così si potrà percorrere in modo adeguato questa nuova stagione della vita, fonte, del resto, di ansie e insospettabili paure.
In Cicerone, Lelio e Scipione si stupiscono che Marco Catone non viva la sua vecchiaia come un peso, pur risultando essa tanto odiosa alla maggior parte dei vecchi. Ma egli risponde che, se non si hanno le risorse interiori per vivere bene e felicemente, tutte le età, pur poste necessariamente dalla natura, possono presentarsi come dei mali insostenibili.
Tutti desiderano prolungare nel tempo la vita, ma quando si raggiunge la vecchiaia, la si accusa pesantemente, da stolti, in modo incoerente e assurdo! Invece, da saggi, si dovrebbe accettare il suo naturale arrivo con serena condiscendenza.

Scritto da:
Raffaello Scattolin