Improvvisamente è inverno.     
Vero duro gelido mortale.
Scricchiolante ghiaccio
imbianca abeti
prati giardini
catapecchie palazzi.
Non più colori
né cinguettanti suoni
nel desolato panorama.
Lentamente l’umile neve
copre la terra col suo ferale
grigio manto avvelenato.
Povera generosa indifesa natura
sfruttata e offesa
dalla violenta ignoranza umana.
Troppo presto cadrà
e con lei l’uomo
che inconsciamente corre
incontro all’ultimo inverno
della vita.
Un gelo infinito irrigidisce i cuori
del meschino
che non conosce l’amore
e di chi troppo presto l’ha perduto.
Di chi è vissuto senza amare
e di chi non è stato amato.
Di chi ama solo sé stesso
e da solo perirà.
Infelici gli uomini che si salveranno
in questo ormai sterile pianeta.
Sofferenza e pianto
accompagneranno i loro giorni.
Troppo tardi
lacrime amare
non serviranno a lavare gli errori
che l’egoismo umano
disinvoltamente e a occhi chiusi
ha compiuto.
Povera Terra nostra,
addio.

Ceronte