INGRATITUDINE

Stavo seduto su una panchina, con altri amici a gustare il tepore di una serata in un paradiso terrestre della natura. Eravamo in una montagnola con un pò di ghiaino per terra e rustici fiori tra il verde. Qualcuno cercava di dargli un nome, a me non importava niente, troppo belli per dargli un’etichetta. Improvviso è comparso un piccolo essere. Non dimenticherò mai quegli occhi tristi che mi guardavano da sotto in su. Non c’era orgoglio né paura, solo ingenuità e malinconia. Mi intenerì il cuore e cercai di sorridergli come si fa tra amici e lui guardava e sembrava domandarmi un aiuto per ritrovare il suo amico. Avevano corso allegri per il parco saltando giocattoli abbandonati e spruzzandosi d’acqua di qualche pozzanghera, si rinfrescavano, riprendevano a correre di qua e di là ma quando sfiatati si fermavano saltava al collo dell’amico come per abbracciarlo.

Un giorno si sono perduti. Ora correva da solo per il prato, smarrito e infelice sperava tanto di trovarlo. “Forse si sarà nascosto per farmi una sorpresa e quando lo ritroverò sarà come un urlo il mio allegro saluto”. Alla fine, stanco di cercare si fermò e sembrava dire: “Cosa ho fatto, perché mi hai lasciato? Ora son tanto triste e guardo implorante se ti vedo tra la gente. Deluso tornerò a casa, dov’era il nostro nido, ad aspettarti”. Così prese a correre lungo una strada rumorosa e violenta, ma una macchina lo prese in pieno…. forse lì troverà il suo amico.

                                                                                            Ceronte

 (Settembre 2018)