“IN VIAGGIO A TORINO”

Con baldanza siam partiti per restare tutti uniti,

con l’idea, quella sola, che alla fine ci consola,

che vogliamo star sereni con gli amici preferiti,

perché siam ragazzi allegri fin dai tempi della scuola,

fare viaggi, far baldoria e finire tutto in gloria.

Questa volta la meta del nostro viaggio è Torino. Ci vogliono circa sei ore per raggiungere la città,  le due soste incluse, e un’altra mezz’ora per arrivare all’immenso complesso Salesiano di Valdocco.  Parcheggiamo nel cortile della “Casa Madre Salesiani di Don Bosco” dove ci accolgono con gran familiarità. Puntuali alle ore tredici siamo a pranzo seduti nel self-service della comunità, un salone grandissimo tutto addobbato con festoni di bandierine tricolori, come ugualmente sono addobbati di bandiere tutti i balconi della città per il centocinquantesimo dell’unità d’Italia che, proprio da Torino ebbe impulso. Certo ci saremmo fermati un terzo giorno in più, senonché, nei fine settimana, ogni stanza viene occupata e ci dobbiamo accontentare ma, tante ore di viaggio valgono comunque gli unici due giorni di permanenza. E’ considerato sempre poco quello che si riesce a vedere da dei curiosi come noi: una ventina di soci Agorà, però riusciamo a vedere tanto grazie all’organizzazione della nostra presidente Giancarla Milan e non sprecando tempo, unica concessione: la fermata sulla via del ritorno in una delle tante cioccolaterie famose di Torino, per acquistare cioccolato da portare a casa in dono.

L’appuntamento con la nostra guida è fissato per le 15.30 quindi, dopo aver preso alloggio nelle nostre semplici e pulitissime stanze (tutto il secondo piano è nostro), abbiamo il tempo per visitare la Basilica di Santa Maria Ausiliatrice, al centro del complesso. Di seguito, a bordo del nostro pulmino raggiungiamo piazza Castello, scendiamo davanti al Teatro Regio, lì incontriamo la nostra guida: una gentile e preparata signora che, da grande appassionata, ci racconta la storia della città, ci dice le epoche dei palazzi e delle chiese, delle ristrutturazioni e della restaurazione della monarchia. Curioso è vedere come l’architettura di Palazzo Madama incorpora le torri di una porta romana trasformata nel Medioevo in un castello che fu ampliato nel ‘400, così che si ha un aspetto medioevale da un lato ed, al lato opposto, un aspetto barocco  con la bellissima facciata del ‘600 dell’architetto Francesco Juvarra.

Nella stessa piazza si estende il Palazzo Reale, situata alla sua destra si trova la struttura dei Ministeri e dell’ Archivio di Stato, alla sinistra la Chiesa di San Lorenzo ed alle spalle del palazzo, passando davanti a palazzo Chiabrese, troviamo il Duomo con la Cappella della Sacra Sindone, gelosamente sorvegliata tanto da non poterla nemmeno fotografare. La visita prosegue percorrendo via Roma, con i suoi negozi prestigiosi e gli altissimi portici, ci dirigiamo verso piazza San Carlo con le chiese gemelle di San Carlo e Santa Cristina. Svoltando a fianco del Museo Egizio, troviamo la Chiesa di San Filippo Neri col suo caldo pavimento in doghe lignee, di fronte ad essa c’è il palazzetto Carpano col suo bell’atrio. Proseguendo raggiungiamo Palazzo Carignano: sede del  primo Parlamento Italiano, dove fu proclamato il Regno d’Italia il 14 marzo del 1861, opera del Guarini, architetto del ‘600, essa è una struttura tutta a mattoni faccia a vista che formano delle decorazioni di grande effetto. Uscendo sul retro ci si trova nella piazza Carlo Alberto, proseguendo attraversiamo la Galleria Subalpina nella quale si affacciano le vetrine del rinomato caffè Baratti & Milano, potevamo forse rinunciare a farvi una puntatina per prendere una tazza di cioccolata od un “biciarin”? Sicuramente no! E’ stato un momento di piacere per le papille gustative e per  gli occhi, varcando la soglia del caffè ci si trova sbalzati indietro nel tempo, in un’epoca raffinata di re e regine. Concludiamo la visita ritornando davanti al Teatro Regio per rientrare alla base, alle ore 20 si cena  alla “trattoria dell’Ausiliatrice”. Ci dividiamo quattro per tavolo, l’atmosfera è allegra, la cena è buona e la nostra lunga giornata, (ci siamo messi in viaggio alle 6.30), termina con un generale “buona notte e sogni d’oro”. Domani mattina sveglia alle 6.30.

Rifatta la borsa col cambio ci dirigiamo alla mensa per la colazione, qualche minuto di attesa perché  l’inserviente ce la prepari e, per intrattenerci, un ecclesiastico ci racconta la storia di Don Giovanni Bosco. Saliti sul pulmino ci dirigiamo alla Reggia di Venaria, ad una decina di chilometri da Torino. Recente è il restauro della Reggia che è, purtroppo spoglia di arredi essendo rimasta per lungo tempo in stato di abbandono. La visita inizia dal piano sotto la gran  galleria. Per riempire il vuoto degli ambienti sono state approntate delle quinte con i ritratti a figura intera della nobiltà che costituisce la storia del Ducato ed in seguito del Regno. Altre invenzioni tecniche quali proiezioni di ologrammi sulle pareti di personaggi in costume, che recitano frasi antiche come se fossero lì fra noi le loro, colmano la mancanza dell’attrezzatura delle antiche cucine della Reggia. Non si può fotografare sino alla stanza numero 27, va bene, rispettiamo le regole ma, quando ci arriviamo non risparmiamo gli scatti. La Galleria, nel suo abbacinante biancore è splendida! Il pavimento di marmo a scacchi bianchi e neri è un effetto grandioso col suo spazio libero da tutto, esteso come una piazza. Difficile descrivere la meraviglia nel vedere la Chiesa privata del Re, a pianta centrale, bianco su bianco, deliziosa. Davanti alla facciata del palazzo, al suono della musica, a mezzogiorno, la fontana del Cervo libera i suoi spruzzi, disposti in un largo cerchio, per  uno spettacolo a beneficio dei visitatori. Completiamo la visita nei giardini che, vista la stagione, non ha i colori dei fiori ma il verde intenso dei prati.

Si torna per pranzo nella stessa trattoria della sera precedente: mangiato bene e tutti soddisfatti! Prima di salire nuovamente sul pulmino verso casa, qualcuno ruba dieci minuti per visitare le stanzette di Don Bosco e poi, una volta radunati, si fa un rapido appello e si parte, l’ultima meta è il parco del Valentino ma, raccogliendo il suggerimento del nostro autista Roberto, deviamo prima per la Chiesa dei Cappuccini che ha un ottimo belvedere sulla città, finalmente posso fotografare la Mole Antonelliana! Nella città si legge forte l’influsso francese che dominò nel passato, ne è rimasta l’eleganza, il verde adorna ogni angolo ed esprime la scenografia maggiore sule rive del Po con il Parco del Valentino che incanta, la gente frequenta i prati, le panchine accolgono quelli che cercano la tranquillità nella lettura, si portano a passeggio i cani, circolano con le biciclette gialle, si fa jogging. Sulle acque del fiume sfilano le lunghe canoe, i pescatori lanciano le lenze delle canne da pesca rimanendo in attesa della preda all’ombra delle fronde. Al centro del parco c’è il castello del Valentino al lato del quale una scuderia ospita alcuni cavalli, nella parte est del parco sorge il piccolissimo borgo medioevale, un luogo turistico dove acquistare dei souvenir, nel borgo c’è un castello, attualmente in fase di ristrutturazione e non si è potuto vedere.

Il nostro tour termina qui, abbiamo visto tanto dell’esterno dei palazzi e poco dell’interno ma si può sempre ritornare. Sul pulmino sono accese le luci blu, si è fatto buio, qualcuno fa un pisolino per allentare la stanchezza, Bruno racconta qualche barzelletta per tenere sempre viva l’allegria e, mentre termina un viaggio se ne progetta un altro, il prossimo? Per ora non lo diciamo ma è già nei nostri desideri.

Francesca Boldrin