fischietto arbitro

E’ stato chiesto alla ventina di soci “Agorà” iscritti al corso “Key competences to lifelong in education of seniors”, di presentarsi alla prima lezione muniti di un oggetto qualsiasi, anche dei più modesti, ma che rappresentasse il simbolo, il ricordo più significativo di un periodo ben preciso della nostra vita, incancellabile, con il quale ci fossimo legati, noi ormai anziani ultrasettantenni. Subito al sottoscritto è venuto in mente un fischietto; “IL FISCHIETTO” in acciaio, marca “Balilla”, il migliore in circolazione durante quel periodo, divenuto negli anni della giovinezza compagno inseparabile della mia vita di ragazzo amante dello sport; ora è custodito con grande attenzione, bene in vista, sul comodino della mia stanza da letto, accanto ai ritratti di mia moglie e dei miei adorati due figli. Ma perchè proprio un fischietto, quel fischietto! Ebbene, esso è stato il mio inseparabile compagno di avventura per circa un trentennio e durante quasi tutte le giornate festive dell’anno, sui campi di giuoco del calcio e dell’Hochey, dove ho svolto il non sempre facile compito di arbitro, attività alla quale ho dedicato tanto del mio tempo libero, anche con notevole sacrificio, ma dalla quale ho avuto importanti gratificazioni, sebbene non disgiunte a momenti di scoramento e delusione. Eravamo a cavallo tra la fine degli anni cinquanta e l’inizio degli anni sessanta quando, constatato inequivocabilmente che il sogno a lungo cullato di diventare un famoso o quantomeno un buon giocatore di calcio era svanito, avevo infatti compiuto ormai i venti anni e le mie presunte qualità tecniche non erano assolutamente emerse, quando decisi di abbandonare un sogno divenuto ormai irrealizzabile ma di pensare seriamente invece, di entrare nel mondo del lavoro, con il mio diploma di ragioniere, unico modo per guadagnarmi da vivere, senza comunque abbandonare completamente quell’altro mondo che tanto ancora mi attirava ed affascinava. Accogliendo dunque, l’invito di un caro amico d’infanzia, decisi di iscrivermi ad un corso gratuito per arbitri di calcio; avrei potuto in tal modo rimanere nell’ambiente tanto amato, continuando a svolgere una attività gradita, oltretutto salutare, sicuramente impegnativa, a livello puramente dilettantistico, senza così trascurare il lavoro e le tante altre cose importanti della vita. Eravamo negli anni del così detto boom economico, chiamati anche i favolosi anni 60′, da tutti ancora oggi riconosciuti come i migliori del dopoguerra. Al governo del paese c’era la Democrazia Cristiana. Nell’agosto del 1960, Roma ospitò i Giochi Olimpici, XVIIi dell’era moderna e nello stesso anno, nella capitale, precisamente in località Fiumicino, veniva inaugurato l’aereoporto internazionale “Leonardo da Vinci”. Il lavoro non mancava e molti, se non tutti, giovani e meno giovani, piano piano, chi più chi con meno fatica e sacrificio poterono, con o senza mutuo comperare casa, automobile, elettrodomestici, televisione. Ma non tutto, come si suol dire, fu “rose e fiori”. Io, sportivo ed amante perciò di tutti gli sports, in particolare del ciclismo, fui profondamente colpito dalla improvvisa morte avvenuta in gennaio, di quello che era comunemente riconosciuto come “il campionissimo” Fausto Coppi, a causa di una malattia contratta in Africa durante una battuta di caccia dove trascorreva qualche giorno di riposo e di vacanza. E poi, nel 1961 la tragica fine del giovane e brillante Presidente degli Stati Uniti J.F. Kennedy, ucciso a Dallas in Texas. Moltissimi altri avvenimenti collegati al mio fischietto ed alla mia attività ricreativa ci sarebbero da ricordare; quanto sopra però, assieme allo sbarco dell’astronauta russo Juri Gagarin sulla luna nel 1963, furono gli avvenimenti che maggiormente mi colpirono e che per sempre rimarranno scolpiti mella mia memoria. Vitaliano Spiezia.