Salve ragazzi della Don Milani! ma quanti siete !

Ho cercato di leggere tutti i vostri articoli ed i vostri commenti, ma, probabilmente qualcuno me ne è scappato. Avrei voluto rispondervi ad uno ad uno ma mi è risultato praticamente impossibile,  anche perchè, essendo in pensione ed avendo molto tempo a disposizione, sto passando la primavera in Sicilia ed ho con me un ‘netbook’ che uso per leggere la posta ed un po di notizie ma che non apro per lunghi periodi.

Per tornare al titolo di questo mio scritto,  io sono nato a Venezia, e li ci sono vissuto fino a a 28 anni quando mi sono sposato,  per cui ci ho vissuto tuttta la mia infanzia e la giovinezza nonchè ci ho fatto tutte le scuole.

Come,  senz’altro sapete, Venezia è una città molto particolare.

Ad esempio,  come si fa ad andare in bicicletta?  Non ci sono molti parchi (allora si chiamavano ‘giardini’) e, quelli che ci sono, sono verso le estremità (a Venezia centro storico non c’è la periferia) come i Giardini della Biennale, percui io ho imparato ad  andare in bici a ….. 27 anni,  quando ho conosciuto la mia futura moglie.  Eravamo al mare ed era simpatico andare in bici per la pineta,  così ho imparato su una vecchia Graziella recuparata chissà dove.  Da allora ho usato parecchio la bici, sono andato al lavoro in bici per quasi 30 anni, la uso ancora e vado in mountain bike però ….. no ho mai imparato ad andare senza mani o a portare qualcuno sulla canna della bici.

Un’altra particolarità di Venezia è che non c’erano le piscine, tranne una, ed anche ora è l’unica tranne quelle a Mestre o a Marghera, ed inoltre era piuttosto scomoda trovandosi in un isola che poteva essere raggiuanta solo con il vaporetto, ed essendo l’unica della città era sempre occupata da corsi, gruppi sportivi e alcune scuole.

Però io, come quasi tutti i ragazzi dei miei tempi, abbiamo imparato a nuotare al mare al Lido di Venezia, che, se non lo sapete, è una spiaggia molto particolare.

Non è una spiaggia libera, è recitanta e bisogna pagare l’ingresso, allora si facevano in genere gli abbonamenti mensili per famiglie; non si usano gli ombrelloni, se non pochi e in casi particolari, ma ci sono delle cabine molto particolare chiamate ‘capanne’.

Sono delle costruzioni come nella foto, simili a casette, di legno e faesite di cira 3 m x 2,5 m senza acqua ne luce, sul davanti c’è una specia di veranda con il pavimento in legno e coperta e chiusa da due lati da tendoni.

Qui io ho imparato a nuotare e con gli altri miei coetanei giacavamo molto in acqua con la palla e facendo le battaglie gli uni in spalla agli altri, specialmente quando c’erano le …… ragazze !

Fuori dall’acqua si giocava a guardie e ladri, nascondino, ovviamente a pallone e pallavolo. Nelle ora più calde, ci mettevamo all’ombra delle ‘capanne’, facevamo una pista e si giocava al ‘giro d’italia’ con le biglie.

Tra i giochi che avevo a casa, un Natale mi è stato regalato un trenino elettrico proprio uguale ad uno di quelli che ci sono al museo, con il tempo si aggiunti altri vagoni ed un’altra locomotiva più grande.

A parte l’estate al mare, per il resto dell’anno giacavo molto a casa, non avevo nelle vicinanze giardini o ‘campi’,  spesso da solo con i soldatini, specialmente cow-boys e indiani.

Quando ormai ero  un pò più grande è cominciato ad arrivare in Italia il Lego, non ci ho giocato molto perchè ormai ero alla fine delle medie. A quell’epoca i Lego che c’erano in commercio erano solo di due colori, bianco e rosso, e i mattoncini erano di due sole misure, quadrati e rattangolari.

Cari ragazzi ora vi saluto e spero di leggere qualche altro vostro articolo 0 commento

Ciao a tutti

Paolo