Per chi non sapesse di sport, la corsa ciclistica per professionisti più importante al mondo si disputa da oltre 100 anni nel mese di luglio; venti tappe attraverso la Francia ( si chiama appunto tour de france) dove si incontrano le grandi montagne delle Alpi e dei Pirenei, il ruvido ciottolato del nord, (il temuto pavè), il gran caldo estivo della pianura.

Negli anni trenta, prima e dopo le due grandi guerre mondiali e fino a qualche anno fa, molti dei campioni erano figli della nostra amata Italia. Tra gli altri ricordo i nomi di Alfredo Binda, Learco Guerra, Fausto Coppi, Gino Bartali, Magni, Moser, Pantani, Nibali e molti altri; adesso l’Italia, ma anche la stessa Francia, stanno vivendo un difficile momento per l’assenza di grandi talenti.

Io, fin da bambino innamorato di ciclismo, ho seguito sempre con grande passione le diverse corse ma in modo particolare i giri d’Italia e di Francia e porto nella memoria tanti momenti entusiasmanti, esaltati dalle gesta eroiche quasi, di tanti grandi atleti. Quanto però è successo venerdì 22 luglio sui Pirenei, è destinato a restare nella storia dello sport in genere, del ciclismo in particolare. La corsa si disputava sui Pirenei appunto, nella 18^ frazione, decisiva per assegnare la vittoria al più forte degli atleti in corsa. Al comando vi sono i primi due della classifica, avanti di vari minuti sugli altri. E qui avviene l’episodio che caratterizza l’andamento della gara. Ad una delle tante curve in discesa, a velocità superiore ai 70 km. all’ora, la maglia gialla, il primo della classifica cioè, rischia la caduta rimanendo miracolosamente in equilibrio e poco dopo invece, il secondo della classifica perde l’equilibrio e cade rovinosamente a terra tra sassi, polvere, erbacce. A fatica e dolorante si rialza, riprende la bicicletta e si lancia disperatamente all’inseguimento del rivale, con poca speranza di riprenderlo. E qui avviene l’episodio che ha commosso e fatto il giro del mondo. Poche curve più avanti, il rivale invece che involarsi verso una sicura e facile vittoria, si fa trovare quasi fermo sulla bici, in attesa del sopraggiungere dell’avversario. Una stretta di mano, un commovente sorriso e via verso il traguardo per contendersi la vittoria di una tappa che soprattutto per questo motivo resterà nella memoria del giro.

Vitaliano Spiezia