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In tutti questi anni in cui Giovanna vive all’estero siamo andati spesso a trovarla, grazie ai famosi voli low cost ma non solo.

Quando era in Danimarca almeno una volta all’anno siamo andati in auto, così, con l’occasione, portavamo anche dei generi di ‘conforto’, soprattutto alcolici (vino ma anche grappa) li molto apprezzati e molto costosi, oltre al solito formaggio grana, olio, panettoni ecc.

Ed anche durante il suo soggiorno in Gran Bretagna siamo andati una volta in auto (nonostante la guida a sinistra) in occasione della chiusura della casa inglese per il trasferimento ad Amburgo così abbiamo fatto ‘trasloco’.

Poi in Germania siamo andati abbastanza spesso in auto, anche un paio di volte all’anno.

Abbiamo così potuto conoscere un po di amici, conoscenti e colleghi di mia figlia, qualche italiano, pochi locali e soprattutto stranieri.

Naturalmente essendo questi giovani colleghi o persone che frequentavano gli stessi ambienti di Giovanna (palestre, pub ….) erano giovani con caratteristiche simili: diplomati o laureati, intraprendenti, con buona conoscenza di almeno una lingua (ovviamente l’inglese) e spesso di almeno un’altra, attratti dalle novità e con spirito di sacrificio.

Con alcuni di questi ragazzi abbiamo avuto occasione di parlare, con quelli italiani, ovviamente senza problemi, con gli altri con una certa difficoltà in inglese. Praticamente tutti erano soddisfatti della propria situazione, anche se la maggior parte non la considerava come la sistemazione della vita anche se non la escludeva a priori.

Solo in un caso, un ragazzo italiano, tra l’altro molto in gamba, laureatosi in ingegneria proprio qui a Padova con 110, non si trovava bene a Copenhagen nonostante un ottimo inserimento nell’università locale, in quanto gli mancavano i rapporti con la famiglia, gli amici, le relazioni sociali molto tipiche e forti in Italia, ed, infatti dopo pochi mesi se ne è rientrato in Italia e poi si è sistemato (bene) a Milano.

Andando in auto abbiamo potuto fare anche i ‘turisti’ e non solo i genitori, allargando un po l’orizzonte senza limitarci strettamente alla località in cui Giovanna stava vivendo.

Andando in auto siamo restati da mia figlia anche per lunghi periodi, tranne quand’era in Danimarca, perché allora lavoravo ancora e ci siamo potuti rimanere non più di una decina di giorni di fila. In Gran Bretagna, quando siamo andati in auto, ci siamo rimasti per un mese abbondante, ed in Germania poi siamo rimasti anche un mese e mezzo, oltre ad paio di volte in cui siamo rimasti per più di tre settimane.

In questi periodi facendo i “turisti” abbiamo avuto modo di conoscere altri emigrati italiani, giovani e meno giovani, che lavoravano nel settore turistico, ristoranti, pub, gelaterie ecc. La maggior parte di origine meridionale, molti come dipendenti (quelli più giovani), altri come gestori o proprietari.

Le generalizzazioni in base alle esperienze personali non sono mai corrette, però tutti quelli che ho incontrato erano soddisfatti del loro lavoro e della loro nuova vita, anche se è una vita che non sempre facile, che richiede spirito di sacrificio, ma che, almeno nei Paesi di cui ho esperienza (Germania, Austria, Gran Bretagna, Danimarca), se ci si impegna e se si fa bene il proprio lavoro si è gratificati indipendentemente dalla propria nazionalità.

Tra quelli meno giovani che ho conosciuto più di qualcuno aveva un locale proprio ed alcuni hanno avuto in discreto successo tanto che chiamato ed aiutarli un po di parenti (al sud sono tutti parenti !) ed mi ricordo che una pizzeria (in cui abbiamo mangiato una pizza proprio buona, non solo la saturazione da cibo tedesco) ha aperto, grazie ai fratelli o cugini un paio di filiali nella ex Germania Est.

Ho avuto l’impressione che in ogni caso gli emigrati italiani degli anni 2000, sia che abbiano un diploma od una laurea sia che abbiamo solo la licenza media sono andati all’estero non solo perché qui è difficile trovare lavoro ma anche perché all’estero le proprie capacità vengono riconosciute più facilmente.

Inoltre chi va all’estero entra già in un’ottica di mobilità per cui non ci problemi a cambiare lavoro o a trovarne un altro se quello attuale non piace.

Questo grazie anche alla tecnologia moderna; Internet ecc.

A tal proposito cito come ultimo esempio questo fatto. In uno dei voli Venezia-Amburgo mi è capitato di origliare una conversazione di quelli seduti dietro di noi, purtroppo nei voli low cost lo spazio tra i sedili non è molto e in due ore di viaggio a volte si ascolta anche senza volere. Un ragazzo sui 25 anni dalle parti tra Verona e Brescia, che non aveva mai lavorato in una gelateria, stava andando a Sylt, rinomata località turistica sul mare al confine con la Danimarca, dove aveva trovato lavoro per l’estate in una gelateria dopo aver risposto ad una ricerca su internet, uno scambio di mail e un colloquio, in inglese, via Skype con il titolare.

P.s.:

Questa volta sono andato un po per le lunghe …….. ma fuori fa caldo !