Una pensione integrativa ottenuta dopo una vita di lavoro e molti contenziosi. L’anziano la restituirà per protesta
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VENEZIA (3 marzo) – Anacleto Marella, veneziano di 92 anni e invalido di guerra, già dipendente dell’Arsenale militare, si è visto corrispondere come pensione integrativa dall’Inpdap 1000 euro (totali): il tutto dopo 37 anni di lavoro e la richiesta di integrare l’assegno sulla base di una specifica legge del 1971 e 23 anni in attesa di una risposta. Nelle more della vicenda è riuscito a veder morire i due anziani avvocati che per anni lo hanno assistito e che «ho regolarmente pagato – racconta – per veder chiudere la pratica con lo scarno assegno, 0,07 centesimi al giorno dei 23 anni di attesa».
Soldi che ora Marella è intenzionato a restituire. Nonostanté l’età, l’anziano è molto battagliero, tanto da essere stato lui stesso a rendere nota la vicenda e a comunicare il suo «sdegno» con una lettera al presidente della Repubblica («è la seconda – dice – alla prima non mi ha risposto») e, per conoscenza, alla Corte europea di Strasburgo.
Marella è andato in pensione nel 1972 chiedendo di vedersi riconosciuto l’integrativo previsto dalla legge 214 del 1971. Richiesta respinta, più volte riformulata ed oggetto di quattro cause. Nelle more dell’esito odierno, si è visto chiedere dagli istituti di previdenza, racconta, «fino a 40mila euro di somme versate e non dovute ma mai viste – sottolinea – che hanno ingigantito un già intricato contenzioso».
Oggi l’epilogo, l’Inpdap, dopo 23 anni, ha riconosciuto l’integrazione – 935,54 euro con assegno circolare non trasferibile -. «È una vergogna – afferma -, un insulto alla persona, al cittadino e ai suoi diritti».