Alcuni anni dopo la fine dell’ultima guerra, nella nostra città c’era molta difficoltà a trovare lavoro, così mio padre, dopo alcune segnalazioni da parte di conoscenti decise di emigrare all’estero in cerca di fortuna, a quei tempi, la mia famiglia era composta da 6 persone, i miei genitori e quattro figli maschi dei quali io ero il minore. Nel 1948 mio padre partì per il Sud America e precisamente per il Venezuela, terra, che come si suol dire offriva buone possibilità di lavoro e guadagno, dopo un anno circa, ci fece richiesta di raggiungerlo e così cominciò la mia avventura di piccolo emigrante. Mia madre, per procurarsi tutta la documentazione necessaria per l’espatrio, dovette assieme a tutti noi andare a Roma per ottenere i vari visti di permesso necessari e così con il treno a vapore. siamo partiti per la capitale dove, una volta arrivati siamo stati ospitati dal  nonno materno che viveva lì. Il viaggio per Roma durò moltissimo e  fu faticoso,  specialmente per mia madre che non ci perdeva mai di vista, le carrozze non erano molto confortevoli anche perché si viaggiava in 2° classe (i soldi erano pochissimi). Una volta a Roma, siamo andati negli uffici per i documenti che ci servivano, lì abbiamo trovato  una marea di gente, tutti che aspettavano il loro turno, naturalmente anche noi siamo stati li per molto tempo, in attesa per avere i nostri benedetti e sospirati  visti. Al  il ritorno a Padova, ci siamo organizzati per partire alla volta di Genova e siamo partiti nuovamente in treno. Da lì ci siamo imbarcati nella Motonave “Andrea Gritti” e siamo partiti alla volta del Venezuela. Il viaggio durò una decina di giorni e essendo noi viaggiatori di 3° classe, la vita a bordo non è stata per niente comoda, dormivamo in grandi camerate con letti a castello dove le donne e gli uomini erano divisi da grossi teloni e i bambini piccoli stavano con le mamme, per il mangiare cerano dei tavoloni lunghi con le panche e tanto a pranzo e la cena ci veniva servito, mettendo le vivande in testa ai tavoli e noi ce le passavamo uno per uno (una specie di self service). A bordo stavamo sempre in coperta e li si giocava o si stava vicino a nostra madre che non ci perdeva mai di vista,anche perché i pericoli erano molti. Finalmente siamo arrivati al porto di Caracas (La Guaira) dove mio padre ci aspettava , dopo tanti controlli da parte delle autorità del posto, siamo partiti per la capitale Caracas, dove siamo stati aospitati in una casa con altre persone e siamo stati lì per un breve periodo, nel frattempo mio padre aveva costruito una sorta di casetta in legno nell’estrema periferia della città dove ci siamo sistemati. Tutto era stato fatto da lui, dalla cucina ai letti per dormire usando materiale di recupero, per esempio le reti dei letti  erano delle fette di camere d’aria ricavate da ruote di  automezzi, il divano era il sedile posteriore di un’auto e in cucina oltre un piccolo fornello a gas, c’erano dei piccoli scaffali in legno per la dispensa. Questa casetta, per non chiamarla baracca, era situata abbastanza lontano dalla città  e per andare a prendere l’autobus  bisognava camminare tanto. Per noi bambini tutto ci sembrava bello, ma io pensavo che per i miei genitori la vita là, non fosse per niente facile, piena di insidie, difficoltà della lingua, e preoccupazione per noi piccoli. Dopo 2 anni di permanenza siamo ritornati in Italia per ragioni di salute di mia madre, lasciando là mio padre che era impegnato con il lavoro. Così ci siamo imbarcati sulla nave “ Francesco Morosini” una nave mista tra merci/passeggeri, era piena di zucchero e cipolle e così cominciò il secondo viaggio che durò 15/16 giorni a causa di un’avaria che ci ha fatto stare fermi in mezzo all’oceano 2/3 giorni, finchè non fu riparato il guasto, per nostra fortuna il mare è stato sempre calmo. Qui siamo  trattati un po meglio e venivamo serviti a tavola, ma si dormiva sempre nelle stive sempre separati e sempre nei letti a castello, ma eravamo felici per il solo pensiero che stavamo tornando a casa nella nostra Italia. Una volta arrivati a Padova, mia madre è stata ricoverata in ospedale dove ha subito un delicato intervento chirurgico che per fortuna tutto è andato a lieto fine. Dopo, 4 o 5 mesi (scusate ma la mia memoria fa qualche capriccio) siamo nuovamente ripartiti per il Venezuela, tutto come la  prima volta e ci siamo imbarcati in una nave di lusso (sempre in 3°classe) la famosa a quei tempi “Conte Biancamano” una grande nave bella ed imponente, era molto famosa nel mondo, tanto che ancora oggi a Milano c’è un museo a lei dedicato nel cui interno è stato ricostruito l’intero ponte di comando, e tanti oggetti e foto a lei riguardanti. Il viaggio è stato bellissimo e il trattamento pure pensate che avevamo una gabina tutta per noi da 5 posti, era proprio una terza classe di lusso. Durante il viaggio siamo stati anche ripresi da un operatore cinematografico che stava girato un documentario sui viaggi degli emigranti italiani riprendendoci mentre mio fratello maggiore suonava la fisarmonica. Sono riuscito a vedere questo documentario alcuni anni dopo in un cinema di Padova.

Arrivati sempre a Caracas, questa volta mio padre ci ha portato in città e in un bel appartamento in una zona molto bella e ben servita da tutto, le cose erano cambiate e dopo tanti sacrifici dei miei genitori, siamo andati a stare meglio. Li mi sono subito ambientato e con  una velocità incredibile ho imparato la loro lingua (spagnolo), tanto che talmente abituato lo parlavo pure con i miei in casa. Lì tutti, mio padre e i miei fratelli lavoravano, io invece non facevo altro che giocare facendomi tantissimi amici del posto frequentando le loro case, conoscendo i loro usi, imparando così il loro modo di vivere. L’unica cosa che non ho fatto era di  frequentare le scuole (cosa che sarebbe stata molto importante per me), il motivo era stato perchè mia madre pensava sempre di tornare presto in Italia, così non si decideva mai di iscrivermi alle loro scuole facendomi perdere anni preziosi, certamente non per colpa sua ma bensì per la situazione che si trovava. Dopo un periodo di circa 2 anni e mezzo siamo ritornati in Italia, questa volta in 3 io mia madre e mio fratello più grande di me. Ci siamo imbarcati questa volta in una nave non tanto grande ma quasi nuova, la M/N “Napoli” molto veloce e anche comoda, in 7 giorni siamo arrivati a Genova e poi a Padova. Naturalmente in questi 4 viaggi ci siamo imbattuti in grosse burrasche che ci costringevano a rimanere chiusi all’interno, cerano tante persone che soffrivano il mal di mare e a noi bambini queste situazioni ci spaventavano moltissimo, ma per fortuna siamo sempre arrivati sani e salvi. Con questo mio ultimo aneddoto finisce il mio racconto, scritto in maniera semplice cercando di aver scovato dentro la mia testa tutti (ma certamente non tutti) i miei ricordi di questa avventura.

  1. Paolo

Allego alcune vecchie foto delle 4 motonavi e della nostra vita di bordo. GrazieAndrea Gritti conte biancamano (2)[1] Francesco Morosini m.n. NAPOLI ???????????????????????? ???????????????????????? ???????????????????????? ???????????????????????? ???????????????????????? SAMSUNG DIGITAL CAMERA