Cronaca di un memorabile viaggio-vacanza

(terzo capitolo)

 Da Cracovia a Stoccolma

Basilica Santa Maria

 

Era venuto il momento di ripartire perciò il mattino seguente ci mettemmo in moto molto presto. Prima tappa Czestochowa, visita al Santuario, Santa Messa, preghiera davanti all’immagine Miracolosa della Madonna. Avevamo fretta ma è bastato inginocchiarci davanti a quell’Immagine per essere pervasi di quel senso di pace e beatitudine proveniente dallo sguardo triste ed insieme dolce di Maria.

Arriviamo a Varsavia nel primo pomeriggio e quello che ci colpisce è la periferia della città con quartieri popolari formati da enormi palazzi bianchi alti undici piani dall’impressionante lunghezza che variava dai 600-800 metri al km., tutti uguali; mi domandavo come le persone potessero trovare il loro appartamento.

Giunti in centro pensiamo di consegnare subito i famosi pacchi che tanto mi avevano preoccupato al confine con la Cecoslovacchia, ci indicarono un chiesa che si trovava nel centro della città dove praticamente quasi tutte le case erano state ricostruite. Si trattava di un convento di clausura. Un’anziana suora ci fece attendere fintanto che si presentò ad accoglierci una giovane sorella, autorizzata dalla Madre Superiora, in quanto parlava francese. Intanto che Andrea faceva la spola tra la macchina ed il convento, spiegai da dove venivamo e il motivo per cui eravamo lì , non avevamo nessuna lettera (le suore sono prudenti). L’emozione fu molto grande quando incominciammo a far passare attraverso la ruota i pacchi nel vedere il viso della suora interprete in sintonia con i gridolini di gioia provenienti dall’altra parte della ruota avevamo portato tanta gioia, valeva la pena di perdere qualche ora sul ruolino di marcia.

Come gia detto il centro di Varsavia era stato ricostruito nel dopoguerra quindi abbiamo fatto un giro nella zona dei palazzi più importanti con portici e negozi.

Eravamo giunti in una bella città sulla Vistola, ricostruita, a prima vista con raziocinio. Ad un certo punto sotto il portico di un palazzo centrale ci trovammo davanti ad uno spettacolo incredibile, delle persone pregavano inginocchiate davanti ad una grande croce, fatta con i fiori, distesa sul pavimento, ai piedi di questa croce era posta una piccola croce fatta con pezzi di carbone. Per capirne il significato ci soffermammo per qualche tempo , i passanti si fermavano, infilavano qualche fiore nel corpo della croce stessa, alcuni accendevano un lumino vicino alla croce di carbone.

Qualcuno ci spiega che quelle croci di fiori le avremmo trovate in molte città della Polonia, rappresentavano l’orgoglio cattolico popolare, mentre la croce di carbone rappresentava il cordoglio per i minatori morti in seguito ad un’esplosione di gas accaduta di recente in una miniera di cui non ricordo il nome (forse Katowice).

Non avevamo tempo di vedere altro in quanto Danzica era ancora lontana e avendo qualche ora di luce potevamo percorrere un centinaio di km. per cercare un campeggio. Ci siamo fermati a Torun, citta natale di Niccolò Copernico, era sabato sera, non ci restava che andare a messa e poi, dopo una frugale cena, a dormire non senza aver notato che la cittadina era invasa da molti giovani accampati un po dovunque.

Il mattino dopo siamo stati svegliati da canti liturgici in onore della Madonna. Usciamo in strada e non crediamo ai nostri occhi, un ordinatissimo esercito di giovani raccolti per parrocchia (si riconoscevano per il colore del cappellino) che marciavano cantando. Il traffico era bloccato e ad un incrocio stava il vescovo, il capogruppo baciava l’anello e donava un fiore, in cambio il vescovo dava il fiore che aveva ricevuto in precedenza. Si trattava del tradizionale pellegrinaggio di ferragosto al santuario della Madonna di Czestochowa, quelli che venivano da lontano avrebbero dovuto percorre a piedi più di 400 km.. Dopo qualche ora la colonna di pellegrini si chiuse con qualche camion colmo di zaini ed un paio di ambulanze.

Torun è una piccola città con molto verde la cui architettura gotica risente del tipo di costruzioni delle citta anseatiche con chiese e case in mattoni che si sviluppano in altezza, naturalmente non mancava ne l’Università ne il monumento dedicato a Nicolò Copernico.

Dopo un breve giro in Torun partiamo veloci in modo da arrivare a Danzica nel pomeriggio in tempo per prenotare il traghetto per la Svezia.

In vista di Danzica incontrammo, come a Varsavia, un quartiere popolare con palazzi di undici piani più o meno lunghi, abbiamo saputo poi che il quartiere si chiama Zabianka e che in uno di quei palazzi, un serpentone lungo più di un km. viveva Lec Walesa fautore della dissidenza politica, allora alle prime armi.

Ci affrettammo al porto prenotammo il traghetto e quindi, tranquilli, ci sistemammo in un campeggio. Saremmo partiti la sera del giorno dopo. Naturalmente dovevamo metterci in contatto con un sacerdote che ci avrebbe fatto da guida a Danzica.

Il mattino dopo aspettammo la nostra guida all’ingresso n° 2 degli operai dei cantieri navali “Lenin”, precisamente sotto le tre enormi croci in acciaio i cui bassorilievi, vere e proprie sculture , ricordavano ai passanti la durezza del lavoro nei cantieri navali mettendo in evidenza anche la pericolosità di tale duro lavoro. Ai piedi delle croci in acciaio c’era una grande croce fatta con i fiori e continuamente alimentata dai passanti. Ci venne incontro un sacerdote che ci accolse come fratelli, si trattava di un Monsignore, con un nome cosi difficile che proprio non riesco ricordare, aveva vissuto molti anni a Roma e parlava molto bene l’italiano.

Dato che ci trovavamo nei pressi dei cantieri navali, ci spiego la situazione politica del momento ed anche il significato di quelle croci che rappresentavano il cordoglio per i morti in disastri sul lavoro oppure per ragioni politiche, ma erano anche l’affermazione della cattolicità dei polacchi.

La nostra guida riuscì a farci vedere Danzica, non avevamo molto tempo quindi ci fece fare un giro nella così detta città vecchia (per lo più ricostruita) e mentre ci raccontava la storia di quel grande porto, importantissimo fin dal medioevo. Raccontò molte cose ma, nei suoi commenti, trapelava un grande nostalgia per Roma e per la cucina italiana, non potevamo fare molto ma quale miglior occasione per farci una bella spaghettata, i spaghetti al pomodoro mancavano anche a noi. Qualche volta con molto poco si può dare una briciola di felicita a qualcuno. Nel pomeriggio visitammo i luoghi da dove da quel 1° settembre 1939 ebbe inizio la grande tragedia per i polacchi e per il mondo intero.

Venne la sera e ci avviammo verso il porto dove, dopo un severo controllo del contenuto della roulotte e della valuta che ci era rimasta ci siamo imbarcati sul traghetto. Si trattava dell’allora famoso Pomerania, la NAVE DELLA LIBERTA’ in quanto di tanto in tanto qualche polacco (per lo più dissidenti) riusciva ad imbarcarsi verso la Svezia oppure verso la Finlandia.

Ancora una volta la natura ci ha fatto un grosso regalo. Il Mar Baltico era   calmo al punto che non si notava la minima increspatura, l’acqua era di colore grigio scuro, sembrava di navigare in enorme crogiolo di piombo fuso. La nave lasciava dietro di sé un lunga scia che, grazie ad una grande luna piena, sembrava un luminoso nastro d’argento che si perdeva nell’infinito. Non credo che riuscirò a descrivere le emozioni provate posso solo pensare che quello spettacolo non fosse altro che un valore aggiunto al senso di libertà che inconsciamente stavo provando.

Nel pomeriggio sbarchiamo in un porto vicino a Stoccolma dove sistemiamo la roulotte in un campeggio al centro città, si trattava del vasto cortile di una scuola che d’estate, usufruendo dei servizi annessi agli spogliatoi della palestra, era riservato ai turisti stranieri. Cera ancora luce quindi approfittiamo subito per fare una bella nuotata in una delle belle insenature vicino al centro cittadino.

Danzica

Stoccolma

(Segue)