Piero Calamandrei 1889/1956 : Discorso agli studenti milanesi(1955)
La Costituzione n0n è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove: perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro del combustibile; bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica. E’ un po’ una malattia dei giovani l’indifferentismo. <La politica è una brutta cosa. Che me n’imposta della politica?> Quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina che qualcheduno di voi conoscerà: di quei due emigranti, due contadini che traversavano l’oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca con delle onde altissime, che il piroscafo oscillava. E allora questo contadino impaurito domanda ad un marinaio: Ma siamo in pericolo? E questo dice: <Se continua questo mare tra mezz’ora il bastimento affonda>. Allora lui corre nella stiva a svegliare il compagno. Quello dice: Beppe, Beppe,Beppe, se continua questo mare il bastimento affonda>. Quello dice: <Che me ne importa? Unn’è mica mio!>. Questo è l’indifferenza alla politica.
E’ così bello, è così comodo! è vero? è così comodo! La libertà c’è, si vive in regime di libertà- Però la libertà è come l’aria. Ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni e che io auguro a voi giovani di non sentire mai. E vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, vigilare dando il proprio contributo alla vita politica…..
In questa Costituzione c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato tutti inostri dolori, le nostre sciagure, le nostre gioie. Sono tutti sfociati qui in questi articoli; e, a sapere intendere, dietro questi articoli ci si sentono delle voci lontane….
E quando io leggo nell’art,2: <l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica, sociale>; o quando leggo nwll’art.11: L’Italia ripudia le guerre come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli>, la patria italiana in mezzo alle altre patrie…ma questo è Mazzini! questa è la voce di Mazzini!
O quando io leggo nell’art.8:<Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge>, ma questo è Cavour!
O quando io leggo nell’Art.5. <La Repubblica una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali>, ma questo è Cattaneo.
O quando nell’art.52 io leggo a proposito delle forze armate: l’ordinamente delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica, esercito di popoli, ma questo è Garibaldi!
E quando leggo nell’art.27: <Non è ammessa la pena di morte>, ma questo è Becaria! Grandi voci lontane, grandi nomi lontani…
Dietro ogni articolo di questa Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, torturati, impiccati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché, la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta. Questa non è quindi, una carta morta, è un testamento di centomila morti, perché lì è nata la nostra Costituzione.
Chiedo umilmente scusa per essermi appropriato di questo illustre messaggio, che vedo e sento molto attuale.
Piero Calamandrei: docente universitario italiano, giurista, politico, scrittore e poeta costituzionalista. Francesco Paccagnella
Bravo Francesco, vedo con piacere che il nuovo computer ti ha fatto venire la voglia di scrivere qualche articolo. Continua cosi chissà, se qualche altro lettore sarà stimolato a imitarti?