Da La Repubblica   del 22 Maggio  2010

dall’inviato ANDREA SORRENTINO.

Due gol di Milito e la squadra di Mourinho trionfa a Madrid contro il bayern Monaco: dopo 45 anni i nerazzurri sono sul tetto d’Europa.

MADRID – Ci voleva un Principe, per interrompere un incantesimo lungo 45 anni. E’ Diego Milito l’uomo del lieto fine, di nerazzurro vestito, e senza cavallo bianco. E’ lui, con due gol di raccapricciante bellezza, uno per tempo, al Bayern Monaco, che regala all’Inter la Champions League, rincorsa fin da quando si chiamava Coppa dei Campioni, dal 1965. Da oggi, giorno di grazia 22 maggio 2010, l’Inter torna nell’Empireo del calcio. Da oggi Massimo Moratti può sentirsi alla pari del padre Angelo, che creò l’Inter euromondiale negli anni Sessanta. Anche la sua è una storia a lieto fine, dopo quindici anni di presidenza ricca di passione, di erorri, di cadute e di risalite. La notte del Bernabeu, stadio che ancora una volta si rivela benevolo per le squadre italiane, segna la fine di una rincorsa durata una vita. Vittoria meritata, che è andata alla squadra più forte in assoluto per quello che si è visto in questa edizione, finale compresa. Vittoria firmata da Diego Milito, certo, ma è un trionfo su cui lo svolazzo principale è di Josè Mourinho: lui, cambiando la testa e i cuori di un intero ambiente, ha reso possibile il trionfo.

Una cappa di emozione grava sul Bernabeu appena l’inglese Webb, un grande arbitro e lo dimostrerà, fischia l’inizio della finale. La senti, la avverti, viene tutta dalla curva interista e si trasmette ai giocatori in campo, che sono contratti e nervosi: 45 anni per arrivare fin qui non sono uno scherzo. Non è la solita Inter nel primo quarto d’ora, non c’è l’aggressività di sempre, non c’è l’autorevolezza nel possesso palla. Il Bayern prova allora a distendersi, Robben mette in croce Chivu e crea un paio di pericoli, Olic soprattutto sbaglia la deviazione sotto misura al 10’. Ma non sono molte le alternative dei bavaresi al gioco su Robben, e l’Inter ben presto prende le misure, esce dalla cesta, alza il pressing con Zanetti e Cambiasso, anche se Eto’o sbaglia molto in palleggio come Pandev dall’altro lato. Milito e Sneijder invece sono belli vivi. L’olandese tenta due volte su punizione da oltre trenta metri al 18’ e al 26’: trova sempre Butt. In mezzo alle due punizioni, c’è una mischia in area interista conclusa da un sinistraccio alto di Robben, che poteva fare meglio.

Ma l’Inter ora è in partita, è di nuovo lei. Si tratta solo di cogliere l’attimo, perché è di attimi folgoranti che vive questa squadra. Arriva il momento del Principe. Allo scoccare del 35’ c’è un rinvio di Julio Cesar e in pochi secondi l’Inter colpisce, più letale della vipera del Gabon. Testa di Milito sulla trequarti per Sneijder, invito prontissimo in profondità per Milito che brucia sullo scatto Demichelis, entra in area, poi compie il prodigio: sull’uscita di Butt ha la freddezza per una “esitation”, con finta che mette a sedere il portiere e prima della chiusura di Badstuber il Principe calcia un destro dal basso verso l’alto, sul primo palo. La rete si gonfia. Mammamia. Che bellezza. Che gol, e in che partita. Il massimo. E’ il ventinovesimo gol stagionale di Milito, il più prezioso. Ci sarebbe anche la palla per il 2-0, ancora sull’asse Sneijder-Milito al 43’, ma sull’assist perfetto dell’argentino Sneijder calcia il sinistro addosso a Butt.

L’Inter si fa quasi sorprendere dopo 20 secondi della ripresa, sul primo pallone: sbandamento centrale e Muller ha la palla buona, solo in area, ma il suo destro in scivolata viene respinto coi piedi da Julio Cesar, poi cento secondi dopo è Butt che si inarca per deviare un sinistro in corsa di Pandev, ancora servito da quel fenomeno di Milito. La gara sarebbe sui binari preferiti dall’Inter, che può acquattarsi e ripartire di slancio. Eppure i nerazzurri si acquattano troppo, passano un altro quarto d’ora poco tranquillo perché il Bayern avanza e l’Inter non riparte. Cambiasso al 18’respinge di testa quasi sulla linea una conclusione di Muller, mentre entra il centravanti Klose per l’esterno Altintop: Van Gaal suona la carica. Si soffre: al 20’ si rivede Robben e sul suo sinistro incrociato sul secondo palo Julio Cesar chiama in aiuto i suoi reni che lo spingono sotto il sette, per deviare la palla in corner. Stankovic subentra a Chivu e si piazza in mezzo con Cambiasso, Zanetti scala terzino sinistro su Robben (23’). Ed ecco che arriva di nuovo il Principe.

All’Inter riesce finalmente di rubar palla e di andare in verticale. Azione avviata da Pandev che imbuca centralmente per Eto’o, e servizio pronto sul lato sinistro per Milito. L’argentino si avvicina all’area, punta Van Buyten, lo disorienta con una finta secca ed entra in area libero e bello, poi sull’uscita di Butt spinge il piatto destro in rete, sul palo lontano. Che meraviglia, ancora. Milito va a esultare sotto la curva interista, viene raggiunto dai suoi compagni. Sulla linea di fondo fanno un mucchio, uno sopra all’altro, e sembrano gli azzurri del Bernabeu, nel 1982, dopo il gol di Paolo Rossi. Stessa porta, stesso gol liberatorio. Questo vale una finale di Champions League, e la storia che si ribalta. Cessato l’incantesimo, ora parte un’era nuova. Con un Principe in più.