Un gruppo di 25 soci Agorà ha visitato mercoledì 20 febbraio la mostra di ANTONIO LIGABUE, l’uomo, il pittore.

Accompagnati da una brava guida abbiamo percorso la triste odissea di Antonio Laccabue (da tutti conosciuto come Ligabue), che ha inizio il 18 dicembre 1899 a Zurigo e si conclude il 27 maggio 1965 a Gualtieri, dove era approdato nel 1919, espulso dalla Svizzera dopo un’infanzia e un’adolescenza segnate dall’emarginazione. A Gualtieri la sua vita resta durissima, soprattutto nei primi anni, in cui per riuscire a vivere fa lo scariolante sulle rive del Po.

La mostra è divisa in temi principali entro i quali si sviluppa l’universo creativo di Ligabue: il rapporto con l’autoritratto, gli animali selvaggi e domestici, il lavoro dei campi. Un’esposizione di più di 70 dipinti, 10 opere su carta, 7 sculture e per la prima volta visibili al pubblico circa una quarantina di documenti originali che ripercorrono momenti e vicende della vita dell’artista.

Il pittore che trasforma la sofferenza, il dolore e l’emarginazione in creatività artistica. Ma in ogni sua opera si nota che il cuore dell’artista è pervaso da un’angoscia inguaribile, una malinconia che è sempre palese in tutti i suoi innumerevoli autoritratti, nessuno dei quali è mai sfiorato da un minimo sorriso.

Molto commovente il breve filmato in chiusura del percorso.

Giancarla