Assisi S. FrancescoAd ASSISI per affratellarci ancor più.

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     Dire Assisi vuol dire Francesco. Il Santo che dalla sua terra, oltre che dal suo animo,    ha tratto i suoi pensieri e le sue ispirazioni.

Da quei luoghi ‘cuore verde’ d’Italia, al centro della penisola, attraversati dagli appennini con numerosi colli dalle linee morbide che variano e ingentiliscono il paesaggio, con la valle del Tevere che scende verso Roma. Con le sue città: Perugia, Gubbio, Assisi, Spoleto, Orvieto, Todi, Spello, Cascia, Norcia ed altre che custodiscono il mistero delle pietre etrusche nelle mirabili opere d’arte di architetture cristiane e pitture rinascimentali.

E’ in questa città che conserva l’atmosfera medievale in maniera autentica, pervasa da particolare religiosità e ricca di magnifici monumenti in pietra bianca e rosa del monte Subasio, che al tramonto crea effetti di luce quasi mistica, che è nato nel 1182 San Francesco.

Da una giovinezza lieta, spensierata e brillante, a volte stravagante, il 1207 davanti al vescovo di Assisi, Francesco consegnò al padre, ricco mercante di panni, le sue vesti per dedicarsi tutto alla preghiera ed alla meditazione sul significato della vita.

Ed è in queste meditazioni che scrisse i suoi sentimenti d’amore in uno dei più alti documenti poetici e religiosi della letteratura italiana.

Contro il rigorismo ascetico medievale S.Francesco riassume tutta quanta la natura con spirito nuovo e fraterno. Con il rinnovamento religioso da Lui promosso i Suoi scritti sono tra le prime testimonianze di volgare italiano e l’italiano si afferma come lingua letteraria.

Col ‘Cantico delle creature’ e ‘Cantico di frate sole’ Francesco raggiunge vertici sublimi di ispirazione, la gioia nella contemplazione del creato, nell’armonia che abbraccia gli esseri viventi, uomini e animali e i fiori e gli astri e tutte le cose inanimate.

Frate sole, sora luna, le stelle, le nuvole, il vento, la terra con i suoi frutti e ‘coloriti fiori et herba’, l’acqua ‘utile et humile et pretiosa et casta’, il fuoco ‘robustoso et forte’, tutto canta le lodi del Signore in un meraviglioso concerto.

Quando poi S.Francesco seppe dal suo medico che si avvicinava la morte, aggiunse al cantico l’ultima strofa:

“” Laudato sie, mi Signore / per sora nostra morte corporale, / dalla quale nullo homo vivente può skappare / Guai a quelli ke morranno ne le peccata mortali. ………………….       

    Laudate et benedicete il mi Signore, / et rengratiate et serviteli /  cum grande humilitate.””

        Questi versi dettati a frate Leone nel 1225, un anno prima della morte (3/X/1226), ancora oggi sono di palpitante candore e spontaneità che rivelano il fervore religioso del suo autore in dialogo continuo e appassionato con Dio, con gli uomini e con tutte le cose del creato, che sono sentite con spirito di fraterna solidarietà.

Ritroviamoci tutti ad Assisi  per rivivere un gioioso incontro di serena spirituale letizia.

                                                                                       Lelio Russo